C’era una volta un uomo che si chiamava Sid Hammet che scoprì di non essere ciò che pensava di essere.
C’erano una volta i miracoli e il succitato Sid Hammet credette di esserci finito dentro. Sino a quel giorno aveva vissuto di espedienti, che è un altro modo, più gentile, di dire che la sua vita era un costante atto di disillusione. Dopo di allora avrebbe sofferto del male crudele di credere.
C’era una volta un uomo che si chiamava Sid Hammet e che vide riflesso nella luminescenza di uno strano libro di pesci la sua storia, che cominciava come una fiaba e finiva, come una filastrocca per bambini, in groppa a un cavallo per Banbury Cross.
C’era una volta in cui accaddero cose spaventose, ma ciò avvenne tanto tempo fa in un luogo lontanissimo che, come tutti sappiamo, non è qui, non è ora, non siamo noi.
R. Flanagan, La vita sommersa di Gould
Once upon a time there was a man called Sid Hammet and he discovered he was not who he thought he was.
Once upon a time there were miracles, and the aforementioned Hammet believed he had been swept up in one. Until that day he had lived by his wits, which is another, kinder way of saying that his life was an ongoing act of disillusionment. After that day he was to suffer the cruel malaise of belief.
Once upon a time there was a man called Sid Hammet who saw reflected in the glow of a strange book of fish his history, which began as a fairy tale and ended as a nursery rhyme, riding a cock-horse to Banbury Cross.
Once upon a time terrible things happened, but it was long ago in a far-off place that everyone knows is not here or now or us.
R. Flanagan, Gould’s Book of Fish